Lavori

Biografia e mostre

Davide Mosconi

(Milano 1941-2002)

Sono nato, ho fatto. E’ tutto.

(D. Mosconi, 1984)

° mostra personale
* mostra collettiva
1960
Diploma in pianoforte e composizione al Conservatorio G. Verdi di Milano, sotto la guida del maestro Franco Vergani.

1961
Si trasferisce a Londra e studia fotografia al London College of Printing.

1962
Concerto: Telepathic Music (esecuzione di 3 pezzi diversi in 3 stanze diverse di una sala concerti, da 3 esecutori diversi e riprodotta tramite altoparlanti in sala), Londra.

1963
Musiche di scena di “Sei personaggi in cerca d’autore” Musiche di scena per “Nozze di sangue” (per orchestra e nastro preregistrato eseguite live per 3 mesi da 18 esecutori sparsi nella sala), Concerto al Teatro Manzoni (Milano) “Jazz Italia”.
Pubblicazione del libro: A. Arrigoni, Le permutazioni di Coltrane, con fotografie di D. Mosconi, «Jazz Land», gennaio 1963, pp. 14-16.

1964
Lavora per quattro anni a New York come assistente di Richard Avedon e Hiro. Frequenta la jazz scene di New York. Organizza attivamente la donazione di 100 negativi di Avedon allo Smithsonian Institute.

1965
Viaggia in Messico e realizza un reportage. Conosce Il compositore Conlow Nancarrow ed insieme sviluppano nuove tecniche per il pianoforte ampico.

1968
*Prima mostra personale: “II sogno di Davide”, Galleria Il Diaframma, Milano.
*“Creazioni applicate ai foulards di Giorgio Dall’Alba”. Fotografie di Davide Mosconi, Vismara Arte Contemporanea, Milano.

1968
° Partecipazione alla 14° Triennale, Prima zona “Espressioni e produzioni italiane” di Gulio Confalonieri.
Collaborazione con Conlow Nancarrow (Messico)

1969
Fonda a Milano lo studio fotografico Studio X, con il quale realizza negli anni seguenti campagne pubblicitarie, servizi di moda e di costume, lavorando contemporaneamente nel campo musicale e videoartistico.
Free Jazz Concerto al Centro San Fedele (Milano)

1970
° “Fotografia Creativa”, Centro Gamma-La Cappella (Trieste) con “Il Sogno di Davide”. Catalogo.
Realizzazione del video “Something to believe in”
Fondazione del gruppo A.L.E.A. di ricerca musicale ed acustica con Marco Cristofolini, Gustavo Bonora ed altri 14 musicisti con i quali inizia ricerche in campo audiovisivo e si esibisce in numerosi concerti Fluxus.
Pubblicazione del libro: Design Italia ’70, con fotografie di D. Mosconi, Achille Mauri Editore, Milano 1970

1971
Viaggia per 15.000 km nel deserto del Sahara facendo ricerca sulla musica Sufi con la moglie Inez e passa un fantastico e lungo periodo a non far nulla, realizza un reportage composto da 12 foto
Concerto per pianoforte e mazza, video performance muta in b/n. Costituita da tre fasi: Costruzione, Pulizia e Distruzione, realizzate in collaborazione con Rolf Gehlhaar. 16mm, b/n, muto, 12’10’’ Ideazione del progetto “Sezione Aurea” (1971-2000)
Realizzazione del Calendario Fiat

1972
“The New Domestic Landascape”, Museum of Modern Art, New York, con il cortometraggio “Something to believe in”°
Tiene un corso al Conservatorio di Milano “La musica, il gioco” dove analizza la percezione del suono nel bambino dalla nascita all’adolescenza. Ideazione di strumenti musicali per lo sviluppo di una nuova educazione musicale.
È tra i fondatori del gruppo musicale N.A.D.M.A. (Natural Arkestra De Maya Alta), attivo a Milano, costituito, oltre a lui (piano e fisarmonica), da altri sette componenti: Marco Cristofolini (violino e percussioni), Marino Vismara (violoncello), Otto Corrado Davis (sax), Gianfranco Pardi (sax e tromba), Mino Ceretti (contrabbasso), Ines Klok (arpa, percussioni e violino), Gustavo Bonora (percussioni e violino). Nell’aprile del 1973 pubblicano il disco Uno zingaro di Atlante con un fiore a New York, a cui seguono una discreta serie di esibizioni live. Si sciolgono qualche mese dopo.

1973
* “Davide Mosconi”, Studio Marconi, Milano
Realizzazione delle fotografie “Quattro cieli bucati”
° Partecipa alla 15° Triennale (Milano) con il concerto “NAD, il risuonare della natura” e con il video “Il Manto e la Pelle, La Grande Occasione”.
Partecipa al “Darmstad New Music festival” con la performance “Quartetto” per arpa, violino, piano, accordeon e bandoneon. Esegue la performance “Mouth organ”. Scrive con gli studenti del corso di composizione un concerto per 4 locomotive a vapore, 4 treni e 12 musicisti amatoriali per la Stazione ferroviaria di Darmstad.
Viaggia con M. Bellini e F. Binfarè per 3 mesi negli Stati Uniti filmando 3000 interni americani per la Cassina e presenta alla Triennale nella sezione organizzata da E. Sottsass diversi video realizzati negli Stati Uniti. Campagna pubblicitaria Brancamenta (Premio).
Pubblicazione del CD N.A.D.M.A., Uno zingaro di Atlante con un fiore a New York, RCA, 1973

1974
* “Davide Mosconi”, Galleria Primopiano, Torino. ° Con Ugo La Pietra collabora alla prima e unica mostra di design radicale “Gli abiti dell’imperatore”, galleria of Student Cultural Center Belgrado.
° “Gli abiti dell’Imperatore”, Studio Luca Palazzoli, Milano 1974, a cura di L. Palazzoli, V. Ferrari, U. La Pietra. Catalogo.
° “Fotomedia” Die Erfahrungen Italienisher Kunstler Im Umgang mit Foto und Videotape, Museum am Ostwall, Dortmund. Catalogo.
° Partecipa alla Mostra Collettiva “Il posto dei bambini”, Galleria d’Arte Contemporanea Solferino, Milano
Composizioni varie e partiture per T.A.A., Quartetto d’archi
Tiene un corso Musicale al Centro Studi Ricerche Psicopedagogiche
Concerto al Teatro Uomo di Milano “Taylor Piano Explosion 1 2 “
Concerto a Bergamo del gruppo A.L.E.A
Concerto all’interno dell’Internationalen Fereinkurse fur Neue Musik, Internationales Musikinstitut, Darmstadt
Realizza la copertina della rivista “Progresso fotografico”
Fonda a Milano il Centro per la Musica Contemporanea (1974-78) dove si terranno corsi sulla costruzione di nuovi strumenti, sulla costruzione di maschere per cambiare il timbro della voce, su teatro-musica ecc. Concerto a Como del gruppo A.L.E.A
Ugo La Pietra, in Rivista INPIU’ n. 5/6, 1974. Numero monografico La guida alternativa alla città di Milano. Per un comportamento creativo nei processi di riappropriazione dell’ambiente, Davide Mosconi, La piazza del Duomo e i suoi punti di vista e Davide Mosconi, La mia presenza a Milano

1975
° “Fotomedia” alla Rotonda della Besana, Milano. Catalogo.
Ideazione del progetto “Giro del Mondo” (1975-2000)
Performance “Musicasta” alla Galleria Multhipla, Milano
Concerto “Quattro” al Teatro il Politecnico, Roma
Pubblicazione dell’articolo “Global Tools”, Casabella, Milano

1976
° “Fotografie di Man Ray, Cecil Beaton, Gerlad Malanga, Ugo Mulas, Davide Mosconi”, Studio Barozzi, Milano
“Evento sonoro itinerante”, Performance alla Biennale di Milano
Concerto “Lezione concerto 8”, Centro Musica Contemporanea, Milano
Concerto “Quartetto” per l’Internationalen Ferienkurse fur Neue Musik, Internationales Musikinstitut, Darmstadt
Nell’ambito del progetto Global Tools performance: “Arte Ambiente”, Varese.
Composizione del “Grande Accordo Cromatico”
Performance all’Internationaal mixed.media Festival
Performance “Locomotive”, Darmstadt
Performance “Quartetto 1974-76, Quartetto d’Archi solo
Presentazione della prima composizione per ambiente “Triton”. Concerto per chiatta e strumenti sonori marittimi, commissionata dalla Biennale di Venezia. Presentazione di una seconda versione di “Triton” su invito del Beethoven Festival di Bonn.

1977
° “Un Homme: Une Galerie. Lanfranco Colombo: Dix Ans de Il Diaframma”., Maison Européenne de la Photographie, Chalon sur Saone, Francia Performance “Entr’Axes”.
° Partecipa alla Manifestazione “Pratica Milano: nove manifestazioni sulla ricerca estetica a Milano”, Studio Marconi, Milano
° Progetta con Bruno Munari per Danese uno strumento musicale rivolto ai bambini dai 7 ai 13 anni che permette di variare timbro, dinamica del ritmo ecc su 18 punti diversi. Presentazione allo Studio Marconi degli strumenti ideati.
Concerto “Davide Mosconi, Musica Concerto Per…”, Galleria R Rotta, Genova
Ideazione della seconda composizione di Musica Ambientale “Concerto di campane”, eseguito dal 1978 in 5 città italiane, Bruxelles e Gent e di cui la più impressionante esecuzione è quella di Firenze del 1980.
Concerto di Campane “La città favolosa”, Mantova
Performance “Habit de Musicien”
Servizio Moda per Vogue
Concerto “Music Theatre”, Gent (Belgio)
Performance “Musique d’Ajourd’Hui”, Palais de Beaux-Arts, Bruxelles (Belgio)
Seminario sulle “Strumentazioni” al Centro Musica Contemporanea, Milano
Realizza il video “Costruzione, pulitura e distruzione del Pianoforte”

1978
° “Il Margine della Libertà. L’oggetto, interpretazioni a confronto”, Museo Civico, Lodi
Esegue il concerto di Campane “Scomposizioni”, Bologna
Richiesta su invito dell’UNESCO di organizzare un gruppo di arti visuali e attività musicali da realizzarsi in un seminario a Parigi con 50 bambini da tutto il mondo presentando film, concerti a vari progetti per un mese circa.
Compone una seconda versione del “Concerto di sirene” per navi in porto.
Campagna pubblicitaria SIP
Calendario FIAT

1979
° Partecipa all’installazione per la Mostra “Spazio Reale/Spazio Virtuale” a cura di Ugo La Pietra con “Architettura Sussurrante”. Triennale, Milano
Performance del “Quartetto”, Autunno Musicale, Villa Olmo, Como
Collaborazione e fotografie per la pubblicazione “Paesaggio casalingo. La produzione Alessi nell’industria dei casalinghi dal 1921 al 1980”, Alessandro Mendini, 1979, Editoriale Domus

1980
Servizio Moda per Vogue
Realizzazione di uno spettacolo di luce insieme a Bruno Munari e Piero Castiglioni per la sinfonia “Prometeo” di Scriabin, Teatro comunale, Firenze
Concerto di Campane “Gamo”, Firenze. (torri campanarie e altre 39 campane incluse le 6 della Torre di Giotto).
“Quartetto d’Archi solo per Fernando Grillo” con Fernando Grillo, MODO, Strumento Musicale e performance in anteprima mondiale al WDR di Colonia (Festival dedicato ai nuovi strumenti musicali e ad i loro inventori).
Concerto al Brussel PVSK per la Fondazione Logos.

1981
° “Fotografia e musica: un rapporto improbabile. Partiture fotografiche”, Il Diaframma/Canon, Milano
Concerto di campane (e corni da nebbia), Musica ambientale, Avignone (Festival D’Avignone) e Lione (La Ville Sonnante)
Concerto nel porto di Marsiglia “Fete du 14 Julliet 1981” con 8 navi, 18 corni da nebbia (di cui 2 nel tunnel sotto la città), 500 trombe di rispetto e Fuochi d’artificio (Pierre Alain Hubert).
Pubblicazione del libro “Como città vestita di seta” di G. Confalonieri, Banco Lariano, 1981
Concerto nell’ambito “La casa che suona” (sonorizzazione di 30 stanze di edifici vuoti): “Invasioni spaziali”, Musica da camere n°1, Musica ambientale, Firenze
Ideazione degli strumenti musicali per il progetto di Bruno Munari ”Giocare con i suoni”
Concerto con R.Gehlhaar “Pas a pas”, IRCAM Centre Pompidou, Parigi
Concerto “Si come luce luce in ciel seconda”, Parco delle Basiliche, Milano
Concerto “L’orecchio nell’occhio”, Teatro Porta Romana, Milano

1982
Performance “La Tenda Rossa”, al Teatro Carcano per “Musicalia”, Milano, a cura della Videoteca Giaccari (Muel), con la collaborazione del Teatro Out-Off. “La Tenda Rossa “ Video, col., 3’57’’.
Performance “Ragnatela con lastre di Metallo”, al Teatro Carcano per “Musicalia”, Milano, a cura della Videoteca Giaccari (Muel), con la collaborazione del Teatro Out-Off. Ragnatela con lastre, 1982, video, col., 5’10’’
Performance “Corpo Avvolto”, al Teatro Carcano per “Musicalia”, Milano, con il contributo del Comune di Milano, Milano Aperta,in collaborazione con il British Council per il concerto di Gavin Bryars (5-12/05-1982) con la collaborazione del Teatro Out-Off.
Performance “Saggi di velocità”, al Teatro Carcano per “Musicalia”, Milano, con il contributo del Comune di Milano, Milano Aperta,in collaborazione con il British Council per il concerto di Gavin Bryars (5-12/05-1982) con la collaborazione del Teatro Out-Off.
Realizzazione del video “Giocare con i suoni”con Bruno Munari
Concerto nel porto di Livorno “Il porto dei suoni” con 12 navi, 12 campane attaccate alle gru del bacino merci, e 18 corni da nebbia nel bacino di carenaggio
Concerto per Intrapresa, Giulianova
Partitura “Horns at Sea”
Pubblicazione del CD “La Musica dell’anno zero”, Alga Marghen
Partitura “Milano suono”
Concerto nell’ambito “La casa che suona” (sonorizzazione di 30 stanze di edifici vuoti): “Sonorità prospettiche”, Musica da camere n°2, Musica ambientale, Rimini

1983
° National Gallery, Bruxelles
Premio per Campagna Campari, Andy Award of Merit, The Advertising Club of New York, New York
“Staccato”, realizzazione
Concerto “G.E.R.M.”
Concerto nell’ambito “La casa che suona” (sonorizzazione di 30 stanze di edifici vuoti): “Design experimenta”, Architetture sonore nella Piazza Maggiore”, Musica da camere n°3, Musica ambientale, Todi

1984
Realizza i primi trittici Polaroid “In morte del padre”
Pubblicazione del libro “188 NODI DA COLLO, Cravatte e colletti: tecniche, storia, immagini”, Davide Mosconi e Riccardo Villarosa, IdeaLibri ediz., 1984, Milano
Presentazione del progetto “La luce del suono” per sirene, corni da nebbia, diafoni, campane e percussioni aeree al festival “Ars Electronica,”, Linz
Inaugurazione del Festival “Ars Electronica”, Linz con: Fuochi bianchi e Luci Bianche, corni da nebbia, gigantesche lamine appese a 2 ponti, campane e musica preregistrata.
Performance del “Corpo avvolto” all’interno della Manifestazione Milano Poesia, Milano
Tour di concerti per la manifestazione Nieuw Muziek Holland, Amsterdam, Hulst, Middelburg

1985
° Triennale, Milano
Serie di concerti/progetto “Vandalia”, Amsterdam, Pamplona
Concerto “Perturbazioni perforza”, allo Studi Marconi Milano per “Limitrofie” III ed., con il contributo del Comune di Milano Ripartizione cultura e spettacolo (16-18/03/1985)
Pubblicazione per la Ditta Alessi “Il bel metallo”
Pubblicazione dell’edizione in inglese di “188 NODI DA COLLO”, Davide Mosconi e Riccardo Villarosa
Con Marco Ferreri. Scultura sonora: “Ritmo e Melodia” per l’expo di Tsukuba 1985

1986
*”Amateur-Fotografie / Photographe Amateur”, St.-Lukas Hoger Instituut voor Beeldende, Kunsten.
Realizzazione del video “Aritmie Meccaniche” Bruno Munari Aritmie Meccaniche 1951-1986, 1986, col., 4’55’’
Bruno Munari Aritmie Meccaniche 1951-1986. Performance con oggetti di B. Munari.
Morra, Napoli
Progetto “Opera Mucca”, Maloja (CH)
Progetto “Il suono del mare”
Con Alessandro Mendini realizzazione della “Torre di Gibellina”, musica ambientale, Gibellina.
“Nanda Vigo e Davide Mosconi oggi sposi” performance, Manila sul Nilo, Firenze

1987
13 concerti di sessanta secondi, 1987, video, col., 16’45’’, Progetto per la Rai, regia di D. Mosconi, fotografia di M. Vitali.
Performance “Con o Senza”.
° “La tenda rossa”, memoria del video, Esposizione, PAC, Milano.
“Neckwear”, Mostra di cravatte, Tokyo

1988
°“The International Polaroid Collection: Selections 4”, Victoria & Albert Museum, Londra
“La stanza della musica”, Dancedesign, Firenze
Composizione di “Musica disegnata”, musica per progetto con A. Mendini, ARS Electronica, Linz
Composizione della partitura “L’orchestra”, G.A.M.O., Firenze
Pubblicazione di “Opera Unica: 200 fotografie da International Polaroid Collection” a cura di Davide Mosconi
Progetto con Denis Santachiara, “Quivi Scilla Alberga”, Scilla
Concerto di Campane, Musica Ambientale, Trento

1989
Pubblicazione de “Lastoriadellamusicadidavidemosconi”, libro d’artista, edizioni Du-Soul
Scultura sonora “Melodia” per Alessi con Marco Ferreri e Rolf Gehlhaar
Scultura sonora “Ritmo Musicale” con Marco Ferreri e Rolf Gehlhaar
Performance di Davide Mosconi “Il Pianeta Sognato”, Giardini Estensi, Varese, a cura di Sabina Ciuffini
Progetto “Il viaggio in Italia”
“Sculture sonore” per Idea Books
Performances Milanopoesia. Chitarre trafitte da starnuti, 1989, video, col., 4’25’’, concerto tenuto a Milanopoesia, Milano
Su invito del governo giapponese progetta per Hiroshima uno spazio sonoro per una torre, progettata da Alessandro Mendini, da porsi nel “Memorial Park” dal titolo “La musica del Paradiso”. Musica Ambientale.
Pubblicazione del CD “Musica del Paradiso”, Cramps Records
Concerto “L’inedita Musica dell’inumano”, Caffè Portnoy, Milano
Scrive con Bruno Munari “Opera rotta”, commissionata dal Teatro alla Scala di Milano.
Progetto di sculture “Sala da concerti”

1990
° “Metafora dell’oggetto” a cura di Nanda Vigo e Pierre Restany, con scultura musicale “Clarinectus”, Domus Center, Via Manzoni 37, Milano
Realizzazione dei “Night Skies”, Trittici Polaroid
Installazione “2112 Note”, Biennale di Venezia, Venezia
“Alessofono”, progettazione di uno strumento musicale per Alessi
Performance “Chitarre trafitte da starnuti”, Milanopoesia, Spazio Ansaldo, Milano
Pubblicazione del Volume “Creativitalia”, Tokyo
“Do Maggiore”, Concerto per corni da nebbia, Milano
Partitura “La melodia il ritmo”
Pubblicazione del CD “La Musica Italiana”, Fonè, Brescia
Scultura sonora “Orologio sonoro”, Teatro Out/Off, Milano
Concerto “Pianofortissimo”, Teatro Carlo Felice, Genova

1991
° “Invece del campanello” con Bruno Munari, Spazio Danese, Milano
Mostra Musica Cecè Casile, Milano
Mystere, Servizio di moda
° “Oro, Studio, Oggetto”. Restany con Nanda Vigo

1992
Su invito di Omar Calabrese progetta due strumenti musicali lunghi 150 mt da porsi nel Palazzo Italia all’Expo di Siviglia
Con Marco Ferreri realizza le sculture sonore “I capostipiti” per Grand Hotel Atelier sul Mare di Antonio Presti, Fiumara d’Arte, Sicilia

1993
° “Immagini Italiane”, Peggy Guggenheim Collection, Venezia
° “Fotografi Italiani, Diario Immaginario di Lanfranco Colombo”, Accademia Carrara, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo. Catalogo.
° “Immagini Italiane”, Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Napoli
Con Marco Ferreri realizza i “Tamburi Solari” Oderzo 1993

1994
* “Angoliere”, Ricostruzione teorica di suoni immaginari in base a frammenti di residui acustici di origine incerta di uso ignoto di ascolto improbabile 1987-1994 a.per.con Bruno Munari.(catalogo con testo di Bruno Munari), Galleria Peccolo, Livorno
* “November Project – Day Skies”, Pamela Auchincloss Gallery, New York
° “Immagini Italiane”, Murray and Isabella Rayburn Foundation, New York, January – February, 1994.
Con Marco Ferreri realizza “Foglie d’Argento”, Parco della Scultura in Architettura, San Donà di Piave 1994.

1995
° “Interventions – Four Approaches to Contemporary Photography”, Ubu Gallery, New York
° “Innovation Immagination – 50 years of Polaroid Photography”, The Friends of Photography, Ansel Adams center, San Francisco
° Mostra collettiva “Kissing”, Yancey Richardson Gallery, New York

1996
* “Night Skies”, Yancey Richardson Gallery, New York
* “Day Skies”, Pamela Auchincloss Gallery, New York.
° “Fiori colti e raccolti”, Galleria Luisa delle Piane, Milano
Servizio fotografico sulla rivista specchio “Circo e normale”
Performance “microsuoni di cristalli sonori”, Negozio Glas, Milano

1997
* “Drawing Air/Skies”, Museum voor Fotografie, Antwerpen. Catalogo.
° “Astronomy, Optics and Outer space”, The Friends of Photography, Ansel Adams center, San Francisco
° “Oceans & Galaxies: A selection of drawings, photographs, prints, illustrated books and installations”, Karen McCready Fine Art, New York
° “L’occhio di Colombo”. Il Diaframma, Milano 1967-1972 a cura di Roberto Mutti, Savignone sul Rubicone

1998
* Davide Mosconi – “Cieli” Fotografie 1986-1997, Galleria Milano, Milano
° “Face”, Italian Designer Gallery, ICFF, New York.
° “Around Photography. 37 cornici per 37 fotografi”, Associazione Jaqueline Vodoz e Bruno Danese (con Bruno Munari), Milano
° “Aprire gli occhi. Il’68 come immagine collettiva”, Massa Marittima.
° “Le arti della fotografia”, Villa Mirabello, Varese

1999
* Davide Mosconi – Polvere 1998-1999, Galleria Milano, Milano (nell’ambito del Festival “Triennale – Photomedia Europe 1999”);
* Davide Mosconi 1990-1999: “Night Skies” – “Drawing Air” – “Polveri”, Studio d’arte contemporanea Dabbeni, Lugano (nell’ambito del Festival “Triennale
Photomedia Europe 1999”). Catalogo.
° “Il sentimento del 2000”, Arte e Foto 1960-2000, Triennale, Milano (nell’ambito del Festival “Triennale – Photomedia Europe 1999”);
° “Phenomena – The poetics of science”, The friends of photography, Ansel Adams Center, San Francisco
° “Innovation/imagination: 50 years of polaroid photography”, The friends of photography, Ansel Adams Center, San Francisco. Catalogo.

2000
° “Arancia”, Package, Napoli
° “Segni di libertà”, Galleria San Fedele, Milano
Alcune note personali sul cd del quartetto: Mosconi-Cristofolini- Gardenghi-Bonora” di Gardenghi, Venezia

2001
° “La geografia degli artisti, Parte II”, Galleria Milano, Milano

2002
° “Arte in Fotomedia”, Galleria Milano, Milano. Catalogo.

2003
* “Ritrarsi”, Galleria San Fedele, Milano. Catalogo.

2006
* “Lastoriadellamusicadidavidemosconi, concerto I”, videoinstallazione a cura di N. Pellegrini e performance, con quattro sculture sonore di D. Mosconi e M. Ferreri, Galleria Milano, Milano. Musica di D. Mosconi, esecutori Ensemble Cube +?, con la partecipazione straordinaria di G. Cardini. Concerto nr. 1, Galleria Milano, Milano 2006, video, col., 39’46’’
° “Premio Michetti”, Palazzo San Domenico, Francavilla al Mare, Pescara, a cura di Philippe Daverio. Catalogo.
Pubblicazione del CD N.A.D.M.A., Paura, Alga Marghen, 2006 (live del 1973 al Circolo Lepetit di Milano)

2007
* “Lastoriadellamusicadidavidemosconi, concerto II”, Galleria Milano, Milano. Prima esecuzione assoluta della ZZuPPa Di RaNoCCHi (1999), per coro femminile e percussionisti, testo di F. Saba Sardi. Musica di D. Mosconi, direzione musicale di E. Marchesini, esecutori Ensemble Cube +?, Il coro delle Cozze.
° “Interrotti Transiti – la fotografia italiana negli anni Settanta”, Loggia della Mercanzia, Genova
° “Biennale d’arte Fotografica Postumia – Reale Instabile”, Museo d’arte moderna e contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti, Mantova, a cura di Antonella Gandini e Angela Madesani. Catalogo.

2008
* “Lastoriadellamusicadidavidemosconi, Quartetto 1971 – 74, concerto III”, Galleria Milano, Milano. Musica di D. Mosconi, direzione musicale di E. Marchesini, esecutori Ensemble Cube +?, tecnico del suono J. Santos.

2009
* “Davide Mosconi. 5 trittici “In morte del padre” 1984. Disegnare l’aria 1995-96”, Galleria Milano, Milano. Catalogo.
* “Lastoriadellamusicadidavidemosconi, concerto IV”, con mostra di oggetti musicali realizzati da D. Mosconi, Galleria Milano, Milano. Esecutore pianista D. Buccino.

2010
* “Lastoriadellamusicadidavidemosconi, concerto V”, Galleria Milano, Milano, direzione musicale E. Marchesini, esecutrice pianista M. Morganti. Colonna sonora della serata Lamusicadell’annozerodavidemosconimillenovecentoottantadue. Esposti Night Skies, 1990/91 e Il sogno di Davide, 1968.
° “Verrà la primavera?”, Galleria Milano, Milano

2011
° “Memoria Variabile”, Galleria Milano, Milano. Catalogo.
° “Biennale della fotografia”, Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia
° “Milano Anni Sessanta”, Fondazione Roma, Palazzo Cipolla, Roma
° “Milano Anni Sessanta”, Palazzo Reale , Milano
° “Fotografia europea 2011”, VI edizione. Verde, bianco, rosso. Una fotografia dell’Italia, Reggio Emilia, a cura di Elio Grazioli. Catalogo.
° “Polaroid (Im)possible”, WestLicht Collection, Vienna, a cura di Rebekka Reuter

2012
* “Davide Mosconi. Irresistibile indimenticabile”, Galleria Milano, Milano. In occasione del primo decennale dalla sua morte, sono esposti una serie di suoi Autoritratti.
° “Addio Anni 70. Arte a Milano 1969-1980”, Palazzo Reale, Milano, a cura di Francesco Bonami e Paola Nicolin. Catalogo.

2013
° “Homepage”, Galleria Milano, Milano, a cura di Elio Grazioli.
° “Chi ha ancora paura del caso?”, a cura di Elio Grazioli e Galleria Milano, Galleria Milano, Milano

2014
*”Davide Mosconi – Fotografia, musica, design”, Galleria Milano, Milano

2015
* “Davide Mosconi. Coincidenze”, a cura di Ines Mosconi, Carla Pellegrini e Andrea Alibrandi, Galleria Il Ponte, Firenze
* “Meccaniche della meraviglia 10”, Davide Mosconi a cura di Carla Pellegrini, Castello di Desenzano del Garda
Davide Mosconi Milan Galleria Milano di Marco Meneguzzo. “Artforum”, febbraio 2015, p. 251

2016
° “Versus, La sfida dell’artista al suo modello in un secolo di fotografia e disegno”, Galleria Civica di Modena, Modena
° “Flashback, Fotografia italiana di sperimentazione 1960-2016”, Palazzo Ducale, Fondazione per la cultura, Genova

2017
° “Davide Mosconi: moda, arte, pubblicità”, Galleria Milano, Milano

2018
* “Infrasottile. L’arte contemporanea ai limiti”, a cura di Elio Grazioli, Mauro Zanchi e Sara Benaglia, Baco, Bergamo

Contributi

BRUNO MUNARI DAVIDE MOSCONI

Siamo tutti abituati a osservare strumenti di alta precisione a funzionamento casuale. Questi strumenti sono i barometri, i termometri, e altri strumenti a funzione sensoriale per non dire delle banderuole che, sui tetti delle case, segnalano la direzione dei venti, eccetera. Tutti questi strumenti sono progettati in modo rigoroso ma la loro funzione di informare l’osservatore è puramente casuale.

Davide Mosconi costruisce le sue opere sonore, lasciandosi andare ascoltando solo l’istinto, e inventando al momento quelle leggi e quelle tecniche più adatte alla realizzazione di “Ricostruzioni teoriche di suoni (suoni?) immaginari, mediante frammenti di residui acustici di uso ignoto e di origine incerta”. Esempio: frammenti di vetri (di che forma? di che colore? di che spessore? di che dimensione? di che categoria?) sui quali è applicato un motorino prodotto industrialmente, ma appositamente alterato nelle sue funzioni da un bisogno di spiazzamento dell’origine (se si può dire). Davide altera poi in modo calcolatamente casuale (?) alcune parti dello strumento che emetterà i suoni, e addirittura aggiunge altri elementi che (guarda caso) si trovavano a pochi millimetri di distanza dallo strumento industriale. Nel caso che il tutto non fosse abbastanza casuale, Davide inventa (per caso) alcuni particolari finti meccanici, disposti in modo da ottenere una ottima audizione (per intenderci). Ma di che cosa? Davide assicura che il concerto è del tutto casuale, di una casualità non banale (se così si può dire) ma provocata e non definita in nessun particolare.

Musica al momento (il momento dopo è diversa).

E lo spartito? sparito.

 

Bruno Munari

Enrico Filippini Il Sogno di Davide

Queste immagini sono anche sogni e potrebbero agevolmente essere decifrate a livello di significato, di iconografia, di inconscio. Ma forse non ne vale la pena, tanto più che, com’è nella più bella tradizione surrealista, l’effetto di estraniazione e la tensione poetica coincidono e insieme si « abitano » vicendevolmente; inoltre, e soprattutto, si tratta di sogni sognati: più precisamente della costruzione del sogno di un sogno. E più interessante considerarle sogni in un altro senso, nel senso per cui il vocabolo “sogno” quasi coincide col vocabolo desiderio. Allora, poiché si tratta di fotografia o, diciamo, di materiale fotografico manipolato in vista di un senso che infrange le regole fisse della tecnica, si può intendere che qui la fotografia sogna di diventare un’altra cosa, di scavalcare l’ambito del genere che essa costituisce e che le è prescritto dalla sua origine tecnica, dalla sua storia dal secolo scorso a oggi, e dalla sua precisa collocazione « sociale » nell’ambito dei mezzi di riproduzione e di alterazione del reale — detto per inciso, rende la fotografia il genere più pericolosamente esposto alle peggiori compromissioni. La fotografia non è mai stata neutra: mi viene in mente un dagherrotipo che effigia Schelling verso il 1830 e che ha una forza espressiva, quasi aggressiva, degna di un ritratto di Velasquez; Walter Benjamin, nella sua stupenda storia della fotografia, indugia, per esempio, nell’interpretazione dei ritratti fotografici di Kafka. Ma, insieme, la fotografia è passibile di un’estrema sofisticazione meccanica dell’immagine, praticamente illimitata, e ricordo una serie di fotografie di Mosconi che di una simile sofisticazione erano, nel male e nel bene, un esempio egregio. Forse, quando tocca un limite del proprio narcisismo tecnico, la fotografia vive una fase che è di tutti i generi espressivi quando si interrogano su se stessi perché hanno raggiunto una sindrome di saturazione nel rapporto, loro immanente, tra «discorso» e storia: il genere si sventra e tende a migrare da sé: il romanzo sogna la poesia o la matematica, la pittura diventa, per esempio, ambiente o grafia, la musica rimpiange e talora ritrova un puro rumore . Il sogno di Davide, il suo sogno di un sogno, è il segno di una simile trasmigrazione: la fotografia, sventrata, alterata, forma una zona da cui suggerire «sensi» che il suo fatalismo di genere le avrebbe vietato. Palesemente, qui, la terra nuova è la pittura: ma forse è dire troppo, specie in un periodo in cui la pittura tende ad assimilare la fotografia; forse, piuttosto, la terra nuova è il sogno di un senso dell’immagine non ricuperabile dal genere, libero.

Mario Tortora Grande Accordo Cromatico

Negli albori dell’arte, dal paleolitico al trapianto del cuore (oggi), l’uomo, natura divina, solo lui dotato di questo magnifico sentimento: l’arte, di cui questo è il caso, della musica, l’uomo, dicevo, nacque con essa perché lui Stesso è suono. armonia e vibrazione, e la donna ne è l’accordo. Il Grande Accordo Cromatico si riferisce a un gesto violento di una estrinsecazione atavica, poetica dell’essere. perché in continuo Contrasto con quello che Io circonda: rumore sgradevole, prostituzione, stupro, corruzione, turpiloquio e depravazione, autore esso Stesso di tutto questo. II Grande Accordo Cromatico (G.A.C.) è solo un gesto di ribellione al cospetto del prossimo e una violenza su se stessi. La gestazione di tale opera fu a portata di importanti musicisti: anche se inconsciamente Wagner, precursore dl tale cromaticismo, e Beethoven, sognatore di sirene marine, ne intuirono di spunti cromatici! e poi così via fino agli antichi greci, a Platone. a Sofocle. II gesto di codeste note è comunque sempre messaggio. La corda. Il fiato, lo sgamellio di cucina eccetera. L’orecchio è l’apice, meglio, all’apice. Di tre scale voglio parlare per avvicinare anche il più sprovveduto, a questo campo; prima: iperacuta cioè iperlidia; iperfrigia e iperdorica cioè ipermedia. Le tre scale collocate a un parabolico modulante con altre scale anche se meno cromatiche. ma necessariamente ribaltate con armonie di tono testuale, possono comunque solfeggiare in una simbiosi dl scala egnometrica, strumento base di e per, esclusivamente, corista. Questo limite, al limite. se ritenuto come limite, può dare un palese effetto sgradevole all’orecchio. Potrei citare un verso di Froid, ma non ne ritengo il caso. La chiave di questo raffronto è nel contesto del raffronto soggettivo di un qualsiasi autore, anche Se di scala o scale precarie. gestazione disi tal boato, in G.A.C (Grande Accordo Cromatico), può suscitare spunti a chi minacci di aborto, anche se di musica non tratti specificatamente. Prendiamo ad esempio Nobel, inventore della polvere da sparo. nel cui inconscio vi era un focolare di scalette e di note armoniche musicali, pertanto non educate, e purtroppo erroneamente, a tal fine. Quindi, per concludere, G.A.C. è il boato, inteso come messaggio armonico musicale di rottura, nel riguardo dell ‘etichetta che si è portati ad applicare a messaggi altrui. L’onestà e il coraggio vanno premiati. In altra scala, anche se dadaista, Russolo no, ma bensì la significanza a posteriori dei manifesti, purché sia visiva come il cristallo liquido di fonte, che è armonia di suoni, sogno di muse e cornamuse, I’ uomo accorda il suo strumento penetrando: ne è testimone l’orecchio, che è testimone a tale opera, del piacere, dell’orgasmo, della delizia, del godimento e del riposo. Questa è l’armonia dell’uomo nella sua più autentica autenticità! G.A.C. è un’opera studiata e maturata, il frutto di un compositore moderno sintetico e intelligente. Perché l’autore con questo macigno di legno camuffato di velluto rosso in un sol colpo racconta l’iter della musica eliminando una volta per tutte quella goffa e statica forma che è il pianoforte, privandolo in un istante della sua vera esistenza ed esaurendo così una continuità fra uomo e strumento? Ce lo domandiamo più volte senza trovare risposta, comunque la sintesi di questo gesto rimarrà impressa come un’istantanea scattata e il ricordo uditivo sarà quello di aver sentito la musica una volta per tutte per poi passare ad altro.

 

Mario Tortora a Davide Mosconi

Pool Andries Giocare con serietà

Le idee e le esperienze che sono alla base dei recenti lavori di Davide Mosconi sono di una disarmante semplicità, e tuttavia molto pertinenti.
Coloro che occasionalmente si trovassero a curiosare nell’immenso archivio di immagini fotografiche che raccolga 150 anni di storia della fotografia, presto o tardi si renderebbero conto che alcune di esse sono state realizzate più di una volta.
Certi fotografi, senza conoscere presumibilmente l’uno il lavoro dell’altro e a volte anche a distnza di anni, sono stati colpiti da forme incredibilmente simili.
Talvolta riconoscevano queste forme in soggetti similari, altre volte in situazioni analoghe ma altre ancora, soggetti e situazioni non avevano invece nessuna relazione tra loro.
Queste considerazioni sono in netto contrasto con le richieste fondamentali che la società occidentale aveva posto al nuovo mezzo, fin dalla sua nascita.
All’interno di questa tradizione, la fotografia era considerata l’unico mezzo per riprodurre fedelmente la realtà e di conseguenza per impossessarsene; ma cosa succede quando si riesce a dimostrare che differenti realtà possono produrre la stessa immagine?
E ancora: in una simile circostanza, quale è la realtà?

Nei suoi precedenti lavori Davide Mosconi ha illustrato questi problemi in modo descrittivo.
Ha raccolto immagini che non avevano apparentemente nessuna relazione tra loro, ma che una volta giustapposte e riprodotte sullo stesso supporto, improvvisamente sembravano sorelle.
In realtà, durante questa prima esperienza, Mosconi creava trittici composti da due immagini trovate, e completati da una terza scattata da lui. Con la sua terza immagine l’autore sottolineava ancora una volta che ciò che conta in fotografia non è la rappresentazione, né tantomeno ciò che è stato rappresentato, ma la forma, la figura che uno percepisce e riconosce, e che investe di uno o più significati.
Le immagini fotografiche non sempre sono delle vedute sul mondo.
A volte sono dei mondi in se stesse.

È importante notare come in questi lavori Mosconi abbia voluto usare immagini classiche, appartenenti alla storia della fotografia.
A prima vista si può pensare che in questo modo l’autore si stesse infilando un ginepraio; ma è proprio utilizzando immagini di questo tipo che si arriva a capire meglio il fine del lavoro.
Più le immagini sono conosciute e più è facile dimenticarne il contenuto, per arrivare a “vedere” ciò che esse sono realmente: forme, figure, fotografie.

Una simile azione sovversiva nei confronti della fotografia si può ritrovare in altri trittici appartenenti alla serie dei Day Skies (Cieli Diurni). In questa serie vengono utilizzate immagini che potrebbero essere descritte come paesaggi aerei, perché questi in effetti sono dei cieli, con una forte connotazione paesaggistica. E nonostante l’autore usi tre immagini diverse, con la linea d’orizzonte che corre al piede, si ha l’illusione di una sola coerente realtà.
Il carattere esplicativo di questi ultimi lavori ha ceduto il passo a un approccio più poetico e astratto, che a volte riesce ad essere anche giocoso.

La serie dei Night Skies (Cieli Notturni) consiste in un gruppo di trittici composti mettendo insieme immagini apparentemente di origine astronomica, della via Lattea o di nebulose. Per due terzi ciò corrisponde certamente al vero, ma nel frattempo ci si rende conto, anche se non lo si nota chiaramente, che in ogni trittico una fotografia è fatta in studio spruzzando forse solo un po’ di polvere su una superficie anonima.
Questo tuttavia non ci impedisce di vedere in questi trittici spazi infiniti nei quali perdersi liberando i nostri pensieri. Qui possiamo trovare pace riflettendo sul fatto che tutto è relativo (anche queste stesse fotografie).

Nella serie più recente intitolata Drawing Air (Disegnare l’aria) Davide Mosconi si è liberato della segreta ambiguità che nei lavori precedenti era parte essenziale della sua strategia e dei suoi contenuti. In questo nuovo lavoro gioca a carte scoperte. Sicuro di sé Mosconi si esibisce in un rischioso esercizio al trapezio.
È evidente, in queste foto, che ciò che si mostra non è ciò che si rappresenta.
Anche qui vediamo immagini cosmiche, piogge di stelle, scintille nella notte infinita, saette lucenti che attraversano l’universo.
Tuttavia siamo coscienti del fatto che sono illusioni.
Qui la realtà, vista da vicino, è molto più prosaica.
Si tratta infatti di oggetti e materiali buttati in aria e colti in volo. Ma la cosa più importante è che se ci si abbandona a queste immagini, se si è disposti a confrontarsi con esse senza malizia ma con la medesima innocenza dell’autore al momento dello scatto, ci si accorgerà che il premio di questa resa è un’esperienza indimenticabile.

 

 

ELISABETTA LONGARI Lettera per davide (con qualche nota per il lettore)

Quando hai sposato la Polaroid[1] è stato per aderire con immediatezza all’eventuale.

Quando hai fotografato esattamente i luoghi corrispondenti ai punti di vista degli anonimi fotografi di cartoline urbane, ovvero ha scattato inquadrando la porzione di spazio dove presumibilmente, secondo i tuoi calcoli, ciascuno di loro poggiava i piedi, mentre facevi una specie di censimento delle sorgenti dello sguardo e un inventario indiretto delle vedute, eri un paesaggista molto sui generis.[2]

Quando mescolavi le carte fra galassie e polveri, saresti piaciuto anche a De Chirico che ti avrebbe accolto con onori fra gli s/paesaggisti.[3]

Quando disegnavi l’aria in omaggio a Munari, ripetevi anche il gesto duchampiano che ha introdotto l’alea nell’arte visiva contemporanea, ma tu, in sintonia con il primo e diversamente dal secondo dei tuoi riferimenti, sceglievi di scattare durante il volo piuttosto che documentare l’arresto, l’assetto preso dagli oggetti dopo la caduta. Si trattava ancora una volta di captare e restituire una configurazione casuale e momentanea (questo il vero senso dell’istantanea).

Quando che hai mostrato la tua città, le gambe di Inez come Arco della Pace, sottolineavi che l’unico luogo da cui tutto il resto deriva è il vissuto e ti comportavi come un reporter sentimentale.

Quando hai svelato la musica innata dei petali che cadono,[4] eri come Lorenz con le sue oche, una specie di etologo del mondo botanico che stupiva perché per tuo tramite scoprivamo suoni nuovi, mai uditi prima. Quando hai introdotto al nostro udito, e dunque alla nostra coscienza, i canti sommersi delle balene, ciò era nuovamente frutto della tua profonda e generosa immaginazione della realtà, mentre una volta in più rendevi percepibili i limiti del mondo così come eravamo abituati a vederlo e a concepirlo. Come quella volta che hai fatto emergere i suoni della saliva fino a renderli chiari all’orecchio umano, ci trasformavi tutti in esseri infinitamente piccoli, e ancora una volta provavamo il senso di una grandiosa scoperta. Quando hai concepito la musica territoriale,[5] anche allora hai forzato, allargandola, la scala umana: grazie a te diventavamo giganti. Con le tue opere hai trasformato ciascuno di noi in Alice e in Gulliver. Ci hai fatto viaggiare in realtà insospettabili. Nella vita e nell’arte, che per te erano francamente tutt’uno, eri un formidabile catalizzatore di coincidenze.[6] Avevi l’eleganza nonchalant del Dandy.[7] Ci rapivano i metodi di “archiviazione di abiti” altrui, I modi di sistemare il guardaroba, e condividevamo la predilezione per il criterio cromatico.

Avevi l’estro di un impresario da circo[8], avevi sulle labbra il sorriso di chi sa che la vita è un continuo happening.

Eri attratto dalla rarefazione, dal vuoto. Incarnavi la Depanse.[9]

Quando ti penso vedo un vulcano in eruzione, con i lapilli che esplodono in tutte le direzioni, un vulcano che può essere anche silente ma sempre attivo. Sono finiti i nostri incontri ma non i nostri discorsi, che hanno preso per me la piega di un infinito intrattenimento. Esattamente come le tue polveri che non smettono di fiorire come fuochi d’artificio o galassie in formazione, nei tuoi cieli magnetici. [10]

 

Riassumendo: il mondo secondo Mosconi è un grande ready made in cui egli si sentiva libero, sia nell’ambito musicale che in quello fotografico, tanto di comporre personalmente quanto di prelevare, indifferentemente dal contesto, suoni e immagini preesistenti, dando forma ad una delle modalità di appropriazione più variegate e poliedriche nel panorama delle arti. Era un ascoltatore, un osservatore, un assemblatore, un immaginatore instancabile. Un motore sempre acceso.

 


[1] Il lavoro fotografico di Davide Mosconi e perlopiù realizzato con Polaroid in bianco e nero di uno speciale formato extra size.

[2] Ciclo fotografico intitolato Giro del mondo del 1970-1972.

[3] I cicli Day Skies e Night Skies (1990-1991) sono costituiti per perlopiù da trittici composti dall’ accostamento di immagini fotografiche che non necessariamente hanno per soggetto il cielo ma qualcosa che lo sguardo identifica immediatamente come tale. Il repertorio di queste immagini è formato indifferentemente da prelievi cataloghi altrui e da scatti propri.

[4] Petali che cadono, 1996, per Luisa Delle Piane.

[5] La musica territoriale è praticata e progettata a lungo da Davide nel corso tempo e costituisce un capitolo particolarmente avvicente della sua ricerca. Con un immaginario aperto ai suoni di diversissima natura eppure connessi ai territori, egli ha concepito concerti per campane in cui i campanili di diversi paesi si rispondevano espandendo sonorità per monti e valli, mescolandosi a corni da nebbia e petardi…

[6] Le coincidenze sono state uno dei soggetti preferiti d’indagine da parte di Mosconi, soprattutto nel lavoro fotografico. Per esempio i trittici degli anni Ottanta creavano un dialogo fotografico a più voci a partire proprio dalla scoperta di vistose e misteriose coincidenze tra immagini presistenti lontanissime fra loro per finalità, destinazione e contesto. Egli faceva incursione degli anonimi repertori dei manuali scientifici (di patologia clinica, di criminologia e di astronomia…) come nelle collezioni dei musei composte da fotografie firmate da autori famosi, allo stesso modo utilizzava immagini anonime scattate dai fotografi di cartoline. Dal confronto emergevano soprattutto la potenza eversiva e l’autonomia poetica delle immagini che vanno molto al di là dell’intenzione di ogni autore.

[7] È giusto includere nel grande e articolato lavoro creativo di Davide Mosconi anche il suo guardaroba, oggi purtoppo disperso.

[8] Tra la grande quantità di lavoro sommerso di Davide Mosconi figurano molti progetti per eventi globali, interdisciplinari, come si diceva negli anni Settanta, anche non realizzati. Tra questi mi piace ricordare La luce del suono del 1984 che avrebbe dovuto svolgersi a Linz nel 1986. Egli prevedeva di seppellire la zona centrale della città con una coltre di neve artificiale prodotta da quattro apposite macchine e di avvolgerla nella nebbia, nebbia provocata in parte artificialmente e in parte derivata dall’immersione nel Danubio di 10 tonnellate di ghiaccio secco in barre. In questo scenario Carmengloria Morales avrebbe dovuto dipingere in diretta un certo numero di elefanti che avrebbero naturalmente barrito. Contemporaneamente il cielo sarebbe disegnato da fuochi d’artificio e il Danubio si sarebbe trasformato in una camera acustica per due grandi sculture sonore che avrebbero dovuto essere appese ai ponti. Il corso del fiume avrebbe dovuto essere utilizzato come via d’acqua, percorso da una chiatta carica di corni da nebbia, sirene e strumenti di segnalazione acustica marittima, e attraversato da parecchi motoscafi infuocati. Era previsto che tutto ciò avvenisse tra gli scoppi di numerosi petardi e mentre quattro bande municipali intonavano contemporaneamente diverse sonate.

[9] La rarefazione sembra essere la vocazione degli ultimi cicli esposti alla Galleria Milano di Milano di Milano nel 1998 e allo Studio Dabbeni di Lugano nel 1999. Le immagini polverizzano e rendono siderale il soggetto fotografato, stemperandolo nell’ampiezza del nulla. Il discorso intorno al vuoto si riaggancia facimente a quello mostrato alla Galleria Primo Piano di Torino nel 1974, e vi si radica. Il lungo titolo dell’esposizione descrive in modo scientifico il metodo: Rilevamento di 30 punti di vista all’interno di uno spazio eseguito il 24 marzo 1974 con fotografie Polaroid del formato 8 x 8 appesa nel punto esatto dove si trovava la macchina appoggiata all’occhio. La presentazione della tautologia è scelta da Davide Mosconi, come negli stessi anni anche da Giulio Paolini, ad esempio, per proporre il teatro nel vuoto. Della centrslità del vuoto in Mosconi è complice anche il Buddhismo.

[10] La prima cosa che vedo la mattina al risveglio e l’ultima alla sera prima di chiudere gli occhi è un lavoro di Davide che appartiene al ciclo delle polveri, fissato con mobilità sul suo supporto, una lastra in ferro, per l’azione di piccole calamite. I magneti, già presenti in alcuni lavori dal 1982, qui funzionano anche come grado estremo di fisicizzazione della polvere, mentre alludono in modo esplicito alle forze invisibili del cosmo.

Il presente testo è la nuova redazione riveduta e corretta di una prima versione scritta alla morte di Davide Mosconi e pubblicata priva del nome dell’autore e in modo non corretto, mescolando note e testo, in “Immagini Fotopratica”, n. 328, 2002, pp. 168-169. In seguito lo stesso testo è stato da Elio Grazioli attribuito erroneamente a Roberto Mutti (Elio Grazioli, Davide Mosconi: fotografia, musica, design, 2014, p. 127)

 

 

Carla Pellegrini Le felici coincidenze

Parlare di Davide mi riesce sempre difficile e mi spaventa anche un pochino perché lui non c’è per rispondermi, bacchettarmi e dirmi – forse – che non capisco niente. Non che sia successo spesso ma, malgrado la grande e affettuosa amicizia che ci legava, dovevo stare sempre attenta a non dire “banalità”. Davide aveva orrore del banale. Era lucido, intelligente, acuto, curioso e spiritoso. Si interessava di ogni cosa della vita ed era disponibile ad ascoltare le opinioni di tutti (purché non “banali”), era sempre desideroso di conoscere e sperimentare. Esprimeva la sua creatività in ogni campo artistico e non. Nella musica, negli oggetti sonori, nella fotografia e fotografia pubblicitaria, nelle performances, nel design (mobili e oggetti per casa propria) ma anche nel giardinaggio e nel proprio abbigliamento.

Mi chiedete quando ci siamo conosciuti. Non lo so, non ricordo, a volte mi sembra di averlo sempre conosciuto, ma non è vero. Negli anni settanta andavo alle feste in casa sua in via dell’Orso. Più o meno tutte le sere la loro casa era aperta a tutti, una marea di persone andava e veniva, fiumi di bevande e musica a palla. In quella casa enorme c’era un solo bagno senza porta, chiuso solo da una tenda…. Davide aveva ancora una lunga coda di cavallo ma dopo che una sera, sotto casa sua, uno scippatore lo aggredì e gli strappò coda e i capelli, si fece rasare a zero.

La nostra amicizia si fece più stretta dopo i concerti – performances eseguiti con Juan Hidalgo e Walter Marchetti e organizzati da Gianni Sassi per Milano Poesia nel 1987 alla Rotonda della Besana e all’Ansaldo.

Da allora Davide frequentò regolarmente la galleria. Arrivava con la sua macchinona americana – una Dymler d‘epoca mi pare, con cui – secondo Ines – viaggiava lentissimo. Non potevo non osservare con attenzione il suo modo di vestire: era sempre curatissimo, personale e bizzarro. Una volta seduti nel mio studio con un caffè o un bicchiere in mano, cominciavamo a chiacchierare per ore. Si parlava un po’ di tutto: di progetti, arte, fatti del giorno o personali, parlavamo di fiori e – di tanto in tanto – spettegolavamo un po’, ma l’argomento principale divennero presto le coincidenze sia nei nostri sogni che nella realtà.

La prima mostra nella mia galleria è stata quella dei Cieli” nel febbraio 1998. Venivano esposti due cicli di lavoro: “Trittici del cielo” e il ciclo Disegnare l’aria”. I trittici erano realizzati con la Polaroid grande formato messa a sua disposizione dalla Polaroid stessa, che in seguito gli conferì il primo premio. In tutti e due i lavoro la ricerca sul caso e sulla simultaneità si era fatta più evidente. Osservando le fotografie di cieli di notte e di giorno trovate sia sui libri e atlanti consultati nella biblioteca del padre come pure in volumi sulla fotografia d’arte, Davide ebbe modo di constatare che alcune immagini scattate in luoghi e in epoche diverse erano molto simili. Ne selezionò sempre due, le rifotografò con la Polaroid grande formato ne aggiunse una terza, sua .( Ho scoperto molto più tardi che nei trittici aveva trattato molti altri temi, molti dei quali vennero esposti per la prima volta in Italia da Elio Grazioli nel 2011 a Reggio Emilia. (Trittico delle torte, dei bombons, del corpo, delle membra, delle tavole imbandite, degli incappucciati e così via. L’ultimo lavoro che abbiamo anche esposto noi a Milano erano “5 trittici in morte del padre”.

Il ciclo “Disegnare l’aria “ è la casualità che la fa da padrone. Con soli tre scatti Davide aveva fotografato oggetti vari: corde, bacchette, rami, pezzi di stoffa, palline che, lanciati in aria avrebbero disegnato il cielo. Le immagini sarebbero state casuali. Davide diceva inoltre che considerava questo lavoro anche un omaggio all’amico Bruno Munari che, negli anni cinquanta, aveva lanciato da una torre pezzetti di carta di forme diverse con l’intento di “far vedere l’aria”. La sua era una azione analoga e opposta, lui disegnava il cielo.

Ma la mostra di maggior impegno e che ho seguito più da vicino fu quella successiva quella delle “Polveri”. Ormai parlavamo spesso delle coincidenze della vita, ci raccontavamo aneddoti e sogni relativi all’argomento. In questo ciclo di lavori Davide intendeva arrivare ad eliminare o quasi l’intervento del fotografo. Non doveva essere il fotografo a scegliere una inquadratura, sarebbe stato il caso a fissare l’immagine di queste polveri lanciate in aria. Polveri d’argento, d’oro e di scaglie di pietre preziose e semi-preziose. L’operazione era così concepita: appoggiare le polveri o i frammenti di pietre su un telo di gomma fissato su una branda, la macchina fotografica restare fissa e, tirando da sotto con forza il telo di gomma, far volare in aria le polveri. L’apparecchio fotografico avrebbe fissato il volo coì come il caso voleva. Il lancio ma soprattuttonle pietre e le polveri avrebbero sprigionato energia. Lui stesso, fotografo solo il un tramite vissuto attraverso una infinita serie di coincidenze, non l’autore.

Sarebbe partito al più presto per Jaipur, famoso centro internazionale di tagliatori di pietre preziose e semipreziose, dove sperava di trovare le scaglie o frammenti di scarto necessari per il lavoro che aveva in mente. Tornò felice. Nel primo bar aveva chiesto a un avventore se per caso potesse indicargli un tagliatore, e chi non era l’avventore se non il più rinomato tagliatore del posto? Questi, entusiasta dell’idea di Davide, si mise a sua completa disposizione. Altra felice coincidenza.

Gli inviti alla mostra sarebbero stati stampati in argento su un cartoncino blu notte e Francesco Saba Sardi avrebbe scritto per l’occasione un bellissimo testo poetico. Al momento di imbustarli anche Davide venne a dare una mano. In quel momento nacque l’idea di mettere negli inviti un po’ di polvere d’argento per disegnare i vestiti e le case dei destinatarii. Molto successo ma anche lamentele dalla parte di chi si vedeva costretto a spazzolare tutto. (Lo stesso impiegato delle poste qualche giorno dopo mi riconobbe e mi minacciò, ridendo,di mandare alla galleria il conto della tintoria.)

Con Davide era bello non solo avere il suo parere su i miei progetti, ma anche ridere e giocare

Solo in seguito dopo la sua improvvisa tragica morte, nell’organizzare con Ines le altre sue mostre e concerti, ebbi modo di conoscere ulteriori sue ricerche di cui però parleremo in un’altra occasione.

 

 

Per Ultrafilosofia – Milano, Giugno 2013

 

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Toto Roccuzzo L’aura delle coincidenze

Dialogo di Toto Roccuzzo con Davide Mosconi a proposito dei suoi Trittici Fotografici.

 

Mi sveglio una mattina e penso intensamente a Emilio, un amico che abita quattrocento chilometri più a sud di dove mi trovo. Continuo a pensarlo con intensità tale che afferro la cornetta e lo chiamo. La moglie mi dice che è in ospedale perché sua madre sta male. Finalmente lo trovo. Lo raggiungo proprio un minuto prima che decida se far operare o no la madre alla quale hanno diagnosticato un tumore al cervello. Ed Emilio mi dice: “Ho deciso la faccio operare”. Io lo conforto: “Andrà tutto bene”. Ed è andata bene, la madre di Emilio vive ancora.

Quante volte vi è capitato di pensare a una persona che non vedete da anni e, all’improvviso, eccola che si materializza. La chiamano telepatia. O luccicanza. Shining, come dicono gli inglesi. Stanley Kubrik ha intitolato così uno dei suoi capolavori: un bambino riesce a salvare la pelle – sua e della madre – grazie alla capacità di guardare oltre le regole del tempo e dello spazio, comunicando a distanza con la forza silenziosa della mente e leggendo nel pensiero la follia omicida che si è impossessata del padre. Per rilevare un punto di vista (e dibattere) sul tema delle coincidenze Charade incontra Davide Mosconi, artista diviso a metà tra immagini e suoni. Sulle ali di Pindaro ci addentriamo nella luccicanza conversando di coincidenze, aure, sincronismi, casi, telepatie e sincronicità. La buonanima di Jung non se ne abbia a male (piuttosto s’accomodi e favorisca) se discutiamo di cose tanto impalpabili a Milano davanti a un peccaminosissimo spaghetto condito con la bottarga essiccata dai fratelli Adelfio di Marzameni e con una salsa ai capperi e olive che Carlo Hauner, un signore nato a Brescia prepara a Salina. Dio gliene renda merito, a tutti e due, anzi a tutti e tre, Jung compreso. Io trito il prezzemolo e Davide spreme sei teste d’aglio perché dice che ha la pressione alta. Mescoliamo pasta e immagini. Arriminamu. L’immagine è percezione, ma anche idea, illusione. La pasta è in tavola. Precisa. Al dente. Saporosa.

Parliamo di numeri, diamo i numeri. Anzi ne diamo uno solo: tre. “3”. È il numero perfetto, dantesco, magico. Tre sono i tempi ritmati del valzer: un-due-tre un-due-tre. Terza è la soluzione che compone ogni dualismo. Tre è terzina, tre è il terzino sinistro. Tre è il gioco delle tre carte. Tre oro vince, tre oro perde. Faittes vos jeux. Tre è il caso che, ridotto a unità governa il mondo. Lo conferma la parola stessa, tre immagini compongono un trittico. Come risultato tre a uno è il risultato perfetto. Anche i trittici mosconiani sono uni e trini. Nascono da un’idea e dalla ricerca. Iniziata per caso.

D.M.:”Nel 1982 ho appena raccolto le prime intuizioni sui trittici. Sono a New York quando incontro un libro, Double Take – Doppia presa – scritto da Richard Whelan. Lo divoro, pagina dopo pagina, come folgorato. Whelan sta cercando, mi dico, le stesse cose che cerco io. Siamo sincronici”.

T.R.:”Scusa, sincronici in che senso?”.

D.M:”Anche Whelan è a caccia di coincidenze”.

T.R.:”E allora?”.

D.M.:”Rintraccio Whelan e, siccome sto per partire e lui mi dice che deve venire in Italia, lo invito cena a Milano. Arriva. Si toglie il cappotto. Si siede in poltrona. E attacca a parlarmi di suoni. Mi chiedo: ma come? Un uomo che cerco per dialogare sulle immagini mi parla di suoni? Il suo libro parla di immagini, ma da come disserta di suoni, Whelan si occupa anche di musica. Come me. Improvvisamente ho la folgorazione, l’abbaglio. L’uomo che mi sta di fronte è il mio doppio, l’altro di me. In due posti diversi e nello stesso momento, due esseri umani che si occupano delle stesse cose iniziano una ricerca analoga. Non è solo una coincidenza, ma un trittico di coincidenze. Da quel giorno io e Richard percorriamo due strade parallele tenendoci miracolosamente per mano”.

T.R.:”Folgorazioni come elezioni di affinità, dunque intense come luci che abbagliano. E tu come hai letto quella coincidenza?”.

D.M.:”Non tanto il fatto mi stupiva, quanto il modo in cui accadeva. Niente è mai vero, nulla da’ sicurezza perché tutto scorre e si muove in continuazione. Se lo stato mentale dell’uomo è dinamico, nell’istante in cui la coincidenza t’abbaglia, devi fermarti e immortalarla. Come in un flash. La vita di ogni essere umano è costellata di segni da leggere. E quando Richard mi ha parlato per prima cosa del suono, io sono stato abbagliato. E ho cominciato una ricerca che potrebbe non avere fine: io cerco due artisti che, in tempi diversi e senza conoscersi, hanno visto la stessa inquadratura. Ritrovo le due immagini e questo abbaglio produce la mia terza foto che è come un omaggio al ritrovamento della coincidenza. Nel trittico io non fotografo, ma sono fotografato”.

T.R.:”Fotografato? In che senso?”.

D.M.:”Io sono solo il veicolo di un’illusione”.

T.R.:” E di quale illusione ti fai veicolo?”.

D.M.:”Vedi noi creiamo di fare, ma siamo fatti. Crediamo di scrivere, ma siamo scritti. Crediamo di immaginare, ma siamo immaginati. Siamo abbagliati, ma non sappiamo interpretare la luce delle aure che ci circondano. Non la utilizziamo per vivere meglio, per rendere positivo e produttivo il nostro ego”.

T.R.:”Tu come sei riuscito a rendere positivi i tuoi abbagli?”.

D.M.:”Rispondo con le parole di Elémire Zolla a proposito dell’aura delle coincidenze: <<Come nella memoria si costellano fatti lontani fra loro formando mulinelli nel flusso dei ricordi, così capita nella vita che si aprano vortici dove roteano svasati in una coincidenza, in una coincidenza, in una simultaneità inspiegabile, elementi che dovrebbero essere separati dal tempo e dallo spazio. Ne nasce, in chi vive in quegli attimi, una meraviglia pura. Un aura sprigiona da quelle sovrapposizioni>>. Sostanzialmente in queste parole è racchiuso il fondamento del mio lavoro sui trittici”.

T.R.:”Bella Maestro! Mi consenta un’ultima domanda: tre per tre?”.

D.M.:”Trentatrè!”.

 

Aprile 1995

Toto Roccuzzo Il canto atmosferico del “diafono urlatore”

Davide Mosconi ha catturato (prima che fosse messo a tacere) il suono dei corni da nebbia, antichi sistemi di orientamento

 

Davide Mosconi è un compositore italiano non nuovo a operazioni concettuali di valore tanto provocatorio quanto espres­sivo. Di ritorno da un viag­gio in Camargue racconta di aver comprato lo strumento musicale più grande che sia mai stato costruito. Un cor­no da nebbia in disuso chia­mato dai francesi diaphone urleur, «diafono urlatore». E lo trasporta a Trieste per farlo restaurare quasi fosse uno Stradivari. Mosconi racconta anche come mai un homo metropolitanus, qual egli è, si sia potuto appassionare al suono e alla storia dei dia­foni.

Per secoli lungo il Canale della Manica in prossimità delle scogliere inglesi, sulle coste scozzesi all’altezza del Canale di San Giorgio, più su nel Mare d’Irlanda vicino all’Isola di Man e nel Canale del Nord (ma anche lungo i litorali di Germania, Francia e Portogallo) l’unico sistema di orientamento per la navi­gazione nei tratti di mare avvolti dalla nebbia è stato garantito da corni gigante­schi la cui voce è in via d’e­stinzione. Sparati nell’oscuri­tà e dosati a intervalli rego­lari, quei suoni erano in gra­do di supplire alla luce in­sufficiente dei segnali lumi­nosi. Per la loro funzione di complemento i corni veniva­no alloggiati nelle vicinanze dei fari. Il suono veniva pro­dotto da macchinari di gran­di dimensioni attivati attraverso notevoli masse d’aria compressa, ed era amplifica­to da megafoni di vaste pro- porzioni. L’energia fornita da motori diesel serviva a pompare l’aria nei serbatoi alla pressione atmosferica desiderata. A quel punto si metteva in moto un pistone di un metro di diametro che, attraverso un meccani­smo a stantuffo, in tutto si­mile a quello della sirena, generava il suono.

Gli strumenti — i diafoni — erano orientati verso il mare e il loro “canto” pote­va essere ascoltato fino venti, a volte trenta chilo­metri di distanza: le onde sonore, riflesse dalla superfi­cie del mare, venivano tra­sportate più lontano dalle particelle di umidità della nebbia.

Entro la fine del 1992 questo sistema di segnalazio­ne acustica marittima verrà disattivato e sostituito pro­gressivamente con un più moderno sistema di orienta­mento basato sui rilevamenti dei satelliti. Il suono dei cor­ni da nebbia non accompa­gnerà più la navigazione nei mari del Nord e si trasfor­merà in una piccola, ma si­gnificativa parte della cultu­ra materiale europea appar­tenuta a un passato glorioso, a figure eroiche di capitani, ai gesti quotidiani di pesca­tori e marinai.

E chi come Davide Mo­sconi sui corni da nebbia ha lungamente sperimentato, non poteva non dedicarsi al recupero di questa “voce” che si spegne lentamente.

Dice Mosconi: «Mi è sem­brato doveroso dedicarmi a questo bene che rischiava di estinguersi nella memoria della collettività». L’idea di registrare i suoni dei fari scozzesi, inglesi e irlandesi poco prima del loro definiti­vo silenzio, è nata dall’in­contro tra Davide Mosconi e Giulio Cesare Ricci, proprie­tario della Foné, una casa discografica italiana che si distingue per recupero di atmosfere originali, ottenute grazie a tecnologie sofisticate. Racconta Ricci: «Dopo lunghe trattative con la Ma­rina militare inglese, siamo riusciti a ottenere le autoriz­zazioni per registrare gli ul­timi canti dei diafoni. Ab­biamo raccolto centinaia di suoni battendo in lungo e in largo le coste anglosassoni. Determinante è stata la uti­lizzazione di microfoni spe­ciali progettati per la Nasa».

I due italiani, il musicista e l’esperto di registrazione, ponendosi a distanze diffe­renti dalle sorgenti sonore, hanno immaginato di trovar­si in un anfiteatro fantastico e di poterle ascoltare come da una mongolfiera posta al­l’altezza di cinquemila metri. E il singolare concerto otte­nuto dalla ricomposizione in studio dei singoli segnali re­gistrati si è trasformato in un documento irripetibile, di alto valore poetico, storico e musicale.

Affermano gli autori del­l’originale recupero: «L’inci­sione è stata intitolata Musi­ca dell’anno zero — Canto dei diafoni. Viene proposta al pubblico internazionale come una musica appartenu­ta a un territorio che diviene reperto attivo, un bene col­lettivo salvato e da conser­vare».

Il Canto dei Diafoni non è destinato a rimanere solo un concerto sui generis che può essere già ascoltato su compact disc, ma a trasfor­marsi in un progetto (pre­sentato recentemente alla Comunità economica euro­pea) che si propone come punto d’arrivo la realizzazio­ne di una pubblicazione ce­lebrativa che combini testi­monianze dirette, interviste, riproduzioni di stampe d’e­poca, quadri e passi letterari per preparare e accompagna­re l’ascolto. Non per mettere in discussione l’utilità dei sa­telliti e i meriti del progres­so, naturalmente, ma perché c’è chi ritiene privo di poe­sia un mondo nel quale non trova più spazio (e non rice­ve più omaggio) nemmeno la memoria di una tradizio­ne che scompare in silenzio, romanticamente.

 

Per IL SOLE-24 ORE, 25 ottobre 1992

 

 

Pubblicazioni

d. i., Davide Mosconi rivelazione di Jazz Italia ‘63, in “L’Unità”, 3 febbraio 1963
Davide Mosconi, in “Gentleman automobili”, maggio 1967
Pier Paolo Preti, XIV Triennale di Milano, in “Popular Photography italiana”, n. 132, settembre 1968
Enrico Filippini, in Davide Mosconi. Il sogno di Davide, catalogo della mostra alla Galleria Il Diaframma, Milano 1968
Daniela Palazzoli, Fotografia creativa, catalogo della mostra al Centro La Cappella, Trieste 1970
Davide Mosconi, Design Italia ’70, Achille Mauri, Milano 1970
Italy: The New Domestic Landscape al Museum of Modern art di New York 1972
Davide Mosconi, 1973, ora in libretto del cd NADMA, Paura, Alga Marghen, 2006
Guido Boursier, Davide Mosconi, catalogo della mostra alla Galleria Primopiano, Torino 1974
Daniela Palazzoli, Videotape e videoarte, in Nuovi Media, catalogo della mostra al Centro Internazionale di Brera, Milano, 1974
Daniela Palazzoli (a cura di), Fotomedia. Die Erfahrungen Italienischer Künstler im Umgang mit Foto und Videotape, catalogo della mostra al Museum am Ostwall, Dortmund 1974
Daniela Palazzoli (a cura di), Fotomedia, catalogo della mostra alla Rotonda della Besana, Milano 1975
Mario Tortora, Grande Accordo Cromatico, 28.6.1976, riprodotto in “Temporale”, n. 42-43, 1997
Davide Mosconi, Triton, progetto dattiloscritto inedito, 1976; Archivio Mosconi.
Pratica Milano 1977, in Bollettino Studio Marconi, n. 2, Milano 18 ottobre 1977, p. 16.
Davide Mosconi, Paesaggio casalingo. La produzione Alessi nell’industria dei casalinghi dal 1921 al 1980, Editoriale Domus, Milano 1979
Davide Mosconi, Como città vestita di seta, Banco Lariano, Como 1981
Davide Mosconi, biografia dattiloscritta in lingua inglese inviata all’Ircam (Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique), Centre Pompidou, Parigi, 1981; Archivio Mosconi
Davide Mosconi, dattiloscritto di presentazione dell’opera alla mostra Fotografia e musica: un rapporto improbabile. Partiture fotografiche, galleria Il Diaframma/Canon, Milano 1981; Archivio Mosconi
Piero Castiglioni, Davide Mosconi, Bruno Munari (a cura di), Uno spettacolo di luce, Zanichelli, Bologna 1984
Riccardo Villarosa, Questa sì che è musica “illuminata”, in “Modo”, n. 37,1984
Davide Mosconi, 188 nodi da collo, Idea Libri, Milano 1984
Mario Tortora, senza titolo, in Milano Poesia, 1984
Davide Mosconi e Riccardo Villarosa, 188 nodi da collo, Idealibri, Milano 1984
Giovanna Calvenzi, Davide Mosconi, in “Interni”, n. 343, settembre 1984
Davide Mosconi, Pour une orchestration urbaine: le musée des sons, in “Urbanisme”, n. 206, 1985
Davide Mosconi, Vandalia, in “La Musica”, n. 4, aprile 1985
Barbara Hitchcock (a cura di), International Polaroid Collection: Selections 4, Corporation, Cambridge 1988
Davide Mosconi, Frammento di un’ora di una composizione che durerà un secolo, in Musica del Paradiso, libretto del cd, Cramps Records, 1989
Davide Mosconi, Opera unica: 200 fotografie da The International Polaroid Collection, catalogo della mostra, Ideabooks, Milano 1989
Miyoko Ebisawa, Una chiacchierata con… Davide Mosconi, in “Marelli”, n. 1, autunno-inverno 1989
Davide Mosconi, LASTORIADELLAMUSICADIDAVIDEMOSCONI, libro d’artista, Do-Soul, Milano 1989
Davide Mosconi, Il vuoto e la musica. Note per un ascolto sereno, in libretto del cd La musica italiana, Fonè, 1990
Keeko Okamoto, video-intervista inedita, 1991; Archivio Mosconi
Toto Roccuzzo, Il canto atmosferico del “diafono urlatore”, in “Il sole 24 ore – Domenica”, 25 ottobre 1992
Aperture: Immagini italiane, Charta, Milano-Firenze 1993
Bruno Munari, Davide Mosconi, in Davide Mosconi, Angoliere, catalogo della mostra alla galleria Peccolo, Livorno, 1994
Bruno Munari, Giocare con i suoni, dattiloscritto datato 28 aprile 1994; Archivio Mosconi
Vicki Goldberg, Lessons in High Seriousness, Low Parody and Borrowing, in “New York Times”, 29 gennaio 1995
Gabriele Bonomo (a cura di), dossier Davide Mosconi, in “Temporale”, n. 42-43, 1997
Pool Andries, Daniela Palazzoli, Richard Whelan, Elémire Zolla, Davide Mosconi, Charta, Milano 1997
Daniela Palazzoli, All’altezza del Polo (quota duemila), in Davide Mosconi, Charta, Milano 1997
Walter Guadagnini e Flaminio Gualdoni (a cura di), Le arti della fotografia, Leonardo Arte, Milano 1998
Andrea Jacchia, Se lanci in alto, non ti sfugge niente di mano, in “Diario”, anno III , n. 12, 25-31 marzo 1998
Toto Roccuzzo, L’aura delle coincidenze. Dialogo con Davide Mosconi a proposito dei suoi Trittici fotografici, in “Charade”, 1998
Franco Gianola, Mosconi, ovvero la capacità di disegnare aria e cielo, in “Il Giorno”, 28 marzo 1998
E.L. [Elisabetta Longari], Davide Mosconi, Cieli, in “Terzocchio”, anno XXIV, n. 86, marzo 1998
Roberto Mutti, Una polaroid sopra i cieli di Mosconi, in “La Repubblica”, 25 marzo 1998
Barbara Hitchcock, Deborah Klochko (a cura di), Innovation/Imagination: 50 Years of Polaroid Photography, Harry N. Abrams, New York 1999
Davide Mosconi, s.t., in “Fotographia”, n. 57, dicembre 1999
Sebastiano Grasso, Guida alle mostre, in “Il corriere della sera”, 9 dicembre 1999
Francesco Saba Sardi, Le polveri di Davide, in Davide Mosconi – Polvere 1998-1999, galleria Milano, Milano 1999
Daniela Palazzoli, “Introduzione”, in Il sentimento del 2000, catalogo della mostra alla Triennale di Milano, Electa, Milano 1999
Davide Mosconi, X blocchi sulle cose più semplici, dattiloscritto inedito, anni ’90; in Archivio Mosconi.
Davide Mosconi, Disegnare l’aria, anni 90, riportato in catalogo della mostra alla galleria Milano, Milano 2009
Elisabetta Longari, Cose che credo di aver visto attraverso il lavoro di Davide Mosconi, in “Temporale”, n. 50-51, 2000
Luca Scacchetti e Giancorrado Ulrich (a cura di), Abitare il tempo, catalogo della mostra alla Fiera di Verona, ottobre 2000
Marco Ferreri, Raddrizziamo il Paese, Corraini, Mantova 2001
Andrea Jacchia, Davide Mosconi, in “Diario”, n. 14, 12-18 aprile 2002
Roberto Mutti, Lettera per Davide Mosconi, in “Immagini Fotopratica”, n. 328, 2002
Daniela Palazzoli, Arte in fotomedia, catalogo della mostra alla galleria Milano, Milano 2002
Roberto Mutti, “Ritrarsi”, in Davide Mosconi – Ritrarsi, catalogo della mostra al Centro San Fedele, Milano 2003
Roberto Mutti, La voglia di ricreare, il desiderio di ricordare: Davide Mosconi, in “Abitare”, n. 437, marzo 2004
Philippe Daverio (a cura di), 57° Premio Michetti. Laboratorio Italia, catalogo della mostra a Francavilla al Mare, Vallecchi, Firenze 2006
Enzi Guardenghi, in libretto del cd Quartetto, Organic, Playco 1969, Alga Marghen, 2008
Gabriele Bonomo, Before NADMA: Davide Mosconi and the “Quartetto”, in libretto del cd Quartetto, Organic, Playco 1969, Alga Marghen, 2008
Gabriele Bonomo, Davide Mosconi: Cinque trittici “In morte del padre” e “Disegnare l’aria”, in catalogo della mostra alla galleria Milano, Milano 2009
Elio Grazioli, “Sguardo italiano”, in Elio Grazioli e Riccardo Panattoni (a cura di), Fotografia Europea: verde, bianco rosso, Electa, Milano 2011
Gigliola Foschi, Memoria variabile, catalogo della mostra alla galleria Milano, Milano 2011
Davide Mosconi, Sezione aurea, Alga Marghen, 2014
Elio Grazioli, Davide Mosconi: fotografia, musica, design, DoppioZero, Milano 2014; ed. ingl. Davide Mosconi: Photography, Music, Design, Tip.Le.Co, Piacenza 2015
Bianca Trevisan, Davide Mosconi. Fotografia, musica e design. Ovvero della casualità dell’arte, www.doppiozero.com, gennaio 2015
A.A.V.V., Meccaniche della meraviglia, n°10, Desenzano, 2015. Catalogo della mostra a cura di Carla Pellegrini, III Festival Gardiano, Castello di Desenzano
Elio Grazioli, Davide Mosconi: moda, arte, pubblicità, Tip.Le.Co, Piacenza 2017
La valle dell’Eden, semestrale di cinema e audiovisivi, n° 33/2018, Scalpendi Editore, pag. 53-54
Ugo La Pietra, Le mie giornate particolari con…, 2017, Manfredi Edizioni, pag. 86-89
A cura di Valerio Borgonuovo e Silvia Franceschini, Global Tools quando l’educazione coinciderà con la vita, 2018, Nero Edizioni
When sounds becomes form, sperimentazioni sonore in Italia 1950-2000, 05 MAXXI Arte Collection, manfredi editore, 2019, pag. 55-60
A.A.V.V., A mezzi termini. Forme della contaminazione dal XX secolo, a cura di Lorenzo Donghi, Elisa Enrile e Giorgia Ghersi, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2019, pag.143-152

Notizie

Petali per Carla
"Petali che cadono" in scena alla Galleria Milano in ricordo di Carla Pellegrini, grande amica di Davide Mosconi

Petali per Carla – performance eseguita dal musicista Elio Marchesini
giovedì 14 marzo 2019, ore 18.30
Galleria Milano | via Turati 14

 

> GUARDA LA PERFORMANCE

WHEN SOUND BECOMES FORM
MAXXI Arte Collection Focus Series n. 5

La Sezione Aurea di Davide Mosconi entra a far parte dell’archivio del Museo Nazionale delle arti del XXI secolo.

Manfredi Edizioni, pg.60

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LA VALLE DELL’EDEN
SEMESTRALE DI CINEMA E AUDIOVISIVI

La valle dell’Eden, semestrale di cinema e audiovisivi, n° 33/2018, Scalpendi Editore

ELIO GRAZIOLI, Fotografia al limite, pag. 51-58

in copertina: Davide Mosconi, In morte del padre: la morte si manifesta, 1984-85, trittico di Polaroid

Copertina: Solchi graphic design, Milano

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GLOBAL TOOLS 1973-75
QUANDO L'EDUCAZIONE COINCIDERA' CON LA VITA

A cura di Valerio Borgonuovo e Silvia Franceschini, Global Tools quando l’educazione coinciderà con la vita, 2018, Nero Edizioni

dalla quarta di copertina:
Global Tools documenta e racconta la storia dell’omonima esperienza di radical design e del suo programma multidisciplinare di scuola “senza studenti ne professori” (…)

> VAI AL PROGETTO 

Infrasottile. L’arte contemporanea ai limiti.
Mostra a cura di Elio Grazioli,
Mauro Zanchi e Sara Benaglia. 21.04.2018 – 19.05.2018

Oggi prendiamo immagini da qualsiasi parte, le copiamo, le ritagliamo, le montiamo con pezzi di altre, o le lasciamo tali e quali e le facciamo circolare perché ci piacciono, vi abbiamo visto qualcosa che vogliamo condividere. D’altro canto la società dello spettacolo è diventata così pervasiva che tutto si fa per immagine, alla televisione o sulla Rete, e distinguere il senso dal vacuo o la sincerità dalla finta o dalla falsità è diventata questione più che sottile. E ancora: droni e cloni, robot e avatar stanno diventando realtà diffusa. In arte: morte dell’autore, morte dell’arte, di una determinata concezione dell’arte, fine delle avanguardie, creatività diffusa, contraffazione, dispersione, formattazione…

La mostra presentata da BACO a Bergamo è una prospettiva di lettura dell’Infrasottile, che si snoda su tre livelli: uno storico con un collage di estratti da video di artisti appunto storici; il secondo con tre invitati estranieri d’eccezione con un video ciascuno, Tacita Dean, Ange Leccia e Eric Baudelaire; il terzo con un panorama italiano più vasto con opere e installazioni di Franco Vimercati, Davide Mosconi a Marina Ballo, Alessandra Spranzi, Luca Pancrazzi, Amedeo Martegani, Eva Marisaldi, Luca Vitone, Micol Assael, Gianluca Codeghini, Aurelio Andrighetto, Giovanni Oberti.

Infrasottile è l’ultimo libro di Elio Grazioli, edito da Postmedia (Milano 2018), il quale tratta dell’arte come capacità dell’artista di vedere e di mostrare diversamente la realtà. Al centro sta la nozione duchampiana di inframince, infrasottile. Essa indica innanzitutto ciò è all’estremo della percezione, del discernibile, della differenza, ma senza essere né l’invisibile, né l’indiscernibile, né il trascendente, ma invece una presenza al limite, un possibile ma reale, o una compresenza di due stati che «si sposano», dice Duchamp, dando vita a un terzo tutto da cogliere. Attraverso i suoi diversi caratteri si disegna un percorso particolare dell’arte degli ultimi decenni, trasversale, non rispondente a movimenti e tendenze, fatto invece di affinità, di atteggiamento, di sensibilità e di pensiero. Da Rauschenberg, Johns, Warhol, a Nauman, Asher, Barry, Huebler, agli artisti più recenti, Gonzalez-Torres, Dean, Huyghe, Jan Ader, Vitone, Martegani, Marisaldi; dalla ripetizione alla tautologia, dalla copia al re-enactment, dal concetto alla performance, alla fotografia, l’arte ai limiti di ogni aspetto dell’arte.
da comunicato stampa

UGO LA PIETRA
LE MIE GIORNATE PARTICOLARI CON...

Ugo La Pietra, Le mie giornate particolari con…, 2017, Manfredi Edizioni

in copertina: Ugo la Pietra e Davide Mosconi sulla terrazza della Triennale di Milano, 1972

copertina: Aurelia Raffo

pag. 86-89
La mia giornata particolare con
Davide Mosconi
Gli uccelli nel bosco
1992
“Con Davide ho avuto, in tanti anni, molte occasioni di frequentazione e abbiamo fatto tante cose insieme. La prima volta l’ho incontrato nel 1969 (…)”

Davide Mosconi: moda, arte, pubblicità
Galleria Milano. 19 settembre -18 novembre 2017

La Galleria Milano torna ad esporre il lavoro di Davide Mosconi (Milano, 1941-2002), sperimentatore instancabile ed artista poliedrico. Nel 2014 gli era stata dedicata in galleria un’ampia antologica, curata da Elio Grazioli, che cercava di ricostruire il percorso dell’artista tra fotografia, musica e design. La mostra attuale, sempre a cura di Grazioli, intende indagare per la prima volta altri aspetti del suo lavoro non ancora approfonditi, ma centrali, in particolare la sua attività come fotografo di moda e di pubblicità, attività che ha sempre considerato come un mestiere per guadagnarsi da vivere e finanziare la sua attività artistica, ma che in realtà in molti casi si intrecciano perfettamente con la sua ricerca artistica e la sua poetica. Mosconi non ha conservato molto di questi materiali, la mostra è pertanto esito di una ricerca ad hoc.

Nato e cresciuto a Milano, formatosi a Londra, nel 1964 Mosconi si trasferisce a New York per qualche anno per lavorare come assistente di Richard Avedon. La sua prima uscita in ambito artistico è alla Galleria Vismara nel 1967 con la mostra Creazioni applicate ai foulards di Giorgio Dall’Alba, fatto che dimostra fin dall’inizio il legame tra moda e arte nella sua carriera. Tornato a Milano apre nel 1969 un’agenzia propria, lo “Studio X”, presso la quale realizzerà negli anni seguenti campagne pubblicitarie per Fiat, Olivetti, Cassina, Campari, Sip, Rinascente, Brancamenta e altri, oltre a numerosi servizi di moda e di costume.

In tutte queste attività troviamo il tema ricorrente e centrale del corpo, da inserirsi nel contesto dell’antidesign, per il quale «il corpo è il mezzo di azione sul reale e nel reale», portatore di complessità, «per i suoi moti e desideri, tanto da esasperarlo negli esiti più radicali con l’inclusione della distruzione come fase necessaria per la ridefinizione dell’oggetto» (Elio Grazioli). Questa possibilità di rottura porta con sé motivazioni anche politiche.
Nella fotografia di moda troviamo lo stesso trattamento, facendo adottare ai modelli e agli oggetti posizioni insolite e talvolta esasperate. Ciò è visibile nei molti servizi usciti su numerose riviste, tra cui “Vogue Italia”, “Harpers & Queen”, “Linea Italiana”, “Sette”, “Amica”, “Esquire & Derby”, “Myster”. Servizi tutt’altro che frivoli: Mosconi, uomo di grande eleganza, porta l’abito al suo limite e lo interroga criticamente in ogni suo scatto, fatto ben visibile nel libro Cravatte e colletti (1984), realizzato con Riccardo Villarosa, dove l’ultimo nodo della lunga sequenza non è più una cravatta o papillon ma un cappio da impiccato, «cravatta finale e definitiva nella vita di un uomo».

Le opere di Davide Mosconi sono state esposte in prestigiose istituzioni e gallerie in tutto il mondo, tra cui la National Gallery di Bruxelles, l’I.C.A. di Londra, la Guggenheim Foundation di Venezia, la Biennale di Venezia (1991, 1993, 2001, 2003), la Rayburn Foundation di New York.
La Galleria Milano gli ha dedicato due personali nel 1998 e nel 1999 e ha esposto più volte le sue fotografie in mostre collettive. A partire dal 2006 ha ospitato una serie di concerti con l’intento di eseguire tutti i brani contenuti ne LASTORIADELLAMUSICADIDAVIDEMOSCONI, libro d’artista realizzato da Mosconi e pubblicato con Do-Soul nel 1989. Nel 2014 l’ampia monografica Davide Mosconi: fotografia, musica, design.

In occasione della mostra verrà presentata la monografia di Elio Grazioli Davide Mosconi: moda, arte, pubblicità, edita da Tip.Le.Co.

Davide Mosconi. Fotorafia, musica, design
Galleria Milano. 7 ottobre - 28 novembre 2014

La Galleria Milano è lieta di presentare una mostra antologica dedicata a Davide Mosconi (Milano, 1941-2002), sperimentatore instancabile come artista, musicista, fotografo e designer. L’occasione si lega all’uscita della prima esauriente monografia su Mosconi, scritta da Elio Grazioli.

La figura di artista di Mosconi è uno dei non moltissimi esempi del modo giusto di essere artista nella condizione contemporanea, quella che mette in gioco tutto se stesso, che non si limita a un apporto estetico ma rappresenta un modo di essere e di avere a che fare con il mondo. 

Elio Grazioli

Davide Mosconi intraprende una coraggiosa fusione tra arte e vita lungo tutto l’arco della sua biografia, mantenendo lo spirito sincero dell’amateur. Nato e cresciuto a Milano, abbraccia quasi contemporaneamente la passione per la fotografia e per la musica. Dopo essersi diplomato al conservatorio G. Verdi, nel 1961 si trasferisce a Londra dove studia fotografia al London College of Printing. Nel 1963, per quattro anni, lavora come assistente di Richard Avedon e Hiro. Tornato a Milano nel 1967, tiene presso la Galleria Il Diaframma la sua prima personale dal titolo Il sogno di Davide. Nel 1968 forma il “Quartetto” con Gustavo Bonora, Marco Cristofolini e Enzo Gardenghi, con i quali organizza una serie ininterrotta di concerti dal vivo, eventi privati e registrazioni in studio. Nel frattempo fonda lo studio di fotografia e grafica “Studio X”, presso il quale realizzerà negli anni seguenti campagne pubblicitarie, servizi di moda e di costume. Nel 1970 progetta e realizza il libro fotografico Design Italia ’70. Nel 1972 partecipa alla mostra Italy: The New Domestic Landscape al MoMA di New York con il cortometraggio Something to belive in; due anni dopo è tra gli artisti diFotomedia, mostra itinerante tra Dortmund e Milano. Intanto continua ininterrottamente la ricerca musicale, attraverso la performance, la collaborazione con altri musicisti, l’improvvisazione e l’invenzione di strumenti inediti. Nei primi anni Ottanta comincia a lavorare su invito della Polaroid con la nuova macchina oversize 51×61 cm. Nel 1984 inaugura con In morte del padre la serie dei “trittici”, per cui riceve il premio Polaroid; nel 1997 gli è conferito il primo premio per la fotografia d’arte dal prestigioso International Center of Photography. In questi anni si concentra su procedure affidate al caso e all’istante: i due lavori più importanti in questa direzione sono le serie fotografiche Disegnare l’aria e Polveri, omaggio a Bruno Munari. Il 4 aprile 2002 muore fatalmente, investito da un taxi.

Le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni e gallerie in tutto il mondo, tra cui la National Gallery di Bruxelles, l’I.C.A. di Londra, la Guggenheim Foundation di Venezia, la Biennale di Venezia (1991, 1993, 2001, 2003), la Rayburn Foundation di New York.

La Galleria Milano gli ha dedicato due personali nel 1998 e nel 1999 e ha esposto più volte le sue fotografie in mostre collettive. A partire dal 2006 ha ospitato una serie di concerti con l’intento di eseguire tutti i brani contenuti ne LASTORIADELLAMUSICADIDAVIDEMOSCONI, libro d’artista realizzato da Davide e pubblicato con Do-Soul nel 1989.

In occasione della mostra verrà presentata la monografia di Elio Grazioli.

Inoltre verrà presentata, per la prima volta in Italia, la Sezione ritmica, prima parte della composizione Sezione aurea. L’installazione e la direzione sonora della première saranno a cura di Gerardo De Pasquale. Concepita da Davide Mosconi nel 1971 in occasione della nascita della figlia Tantra, e compiuta nel 2000 dopo un lungo processo di elaborazione, è stata finalmente edita quest’anno a Doha da Alga Marghen, grazie a Emanuele Carcano e Gabriele Bonomo. Si tratta di sei dischi vinilici vergini, senza alcun suono registrato, sulla cui superficie sono state tracciate linee algebriche con punte di diverse misure. «Il lavoro nasce da un mio vecchio desiderio: fare una musica che, senza alterare gli elementi che la costituiscono, ogni volta che viene suonata non è mai uguale a se stessa», spiega l’artista in un suo scritto pubblicato nel cofanetto di Sezione aurea (Alga Marghen, Doha 2014). I dischi vanno suonati insieme, ma è impossibile farli partire simultaneamente: nell’irrepetibilità del suono che ne deriva sta la dichiarazione di unicità che Davide Mosconi voleva raggiungere.

Contatti

ARCHIVIO MOSCONI
20154 Milano
e-mail: archivio@davidemosconi.it

GALLERIA MILANO
20121 Milano
Tel. +39 02 29000352
e-mail: info@galleriamilano.com

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