Torre di Gibellina
TORRE CIVICA DI GIBELLINA, 1986
Progetto architettonico di Alessandro Mendini con Alchimia
Progetto dei suoni di Davide Mosconi con Megaphone
La torre è situata nella piazza di Gibellina, accanto al municipio di Gregotti-Samonà, alla chiesa di Quaroni e alla casa del farmacista di Purini, nel piano verde del centro urbano elaborato da Unger.
Suo scopo, oltre a quello monumentale di richiamo visivo, è quello di emettere segnalazioni acustiche urbane: civili e religiose.
La torre in cemento a vista, alta venti metri, ha forme a tronco di cono (irregolare), tagliato verticalmente a metà in due parti distanziate fra loro con una fessura visibile. Una grande ala metallica a forma libera, laccata policroma (dieci metri), attraversa e congiunge alla sommità le due parti stesse. L’aspetto neo-moderno dell’opera deriva dalla elaborazione di una forma trilitica.
L’intero organismo architettonico, realizzato con un sottile guscio in calcestruzzo, é tutto concepito come uno strumento musicale, come una grande cassa armonica.
Il progetto di “segnalazione acustica urbana” si sviluppa attraverso tre ordini di altoparlanti: otto sulla cima paralleli al terreno, due dentro i vani della torre rivolti verso il basso, due piccoli alla base, nascosti nella parete ad altezza umana.
Il progetto musicale prevede che per cento anni i suoni emessi dalla torre saranno sempre diversi.
I suoni derivano dalla elaborazione di “grida siciliane” raccolte nel l’Istituto di antropologia dell’Università di Palermo, frammentate trattate e trasformate in “polvere sonora” vocale e corale (pescatori, venditori ambulanti, contadini, canti religiosi e pagani). La giornata è divisa in cinque momenti (6,30 – 8 – 12 – 17 – 20). Situazioni particolari sono programmate la domenica a mezzogiorno e per le ricorrenze speciali (con suoni aggiuntivi di campane, campanelli, folla, tromba …).
Gli altoparlanti sulla cima emettono i suoni principali udibili cinque chilometri, quelli dentro la torre emettono suoni “di compagnia” udibili solo sulla piazza e usati solo di festa, quelli ad altezza umana scandiscono in continuazione l’ora esatta e la parola “uno”, udibili solo quando si avvicina l’orecchio alla torre.